Chi scrive non conosce il meccanismo che si verifica nel momento in cui scrive. Una volta domandarono a Hemingway come scriveva, come costruiva e rispose “Non l’ho mai pensato, se ci penso rischio di non poter più scrivere”.
Le parole si riconducono sempre in modo convenzionale a qualche loro significato secondario. È uno dei compiti della poesia riprendere quelle che fuggono e riportarle al loro giusto senso.
WILLIAMBUTLERYEATS
Lettera a Ellen O’Leary, 3 febbraio 1889
Canta, poeta, canta!
Violenta il silenzio conformato.
Acceca con un’altra luce la luce del giorno.
Inquieta il mondo quieto.
Insegna ad ogni anima la sua ribellione.
La "grande" storia non è niente: fredda, impersonale, implausibile, sommaria (falsa per giunta): io voglio solo le "antichità private": lì c'è vita e segreto.
Perché non per astratto ragionamento, ma per un’esperienza che brucia attraverso tutta la mia vita, per un’adesione innata, irrevocabile, del più profondo essere, io credo alla poesia. E vivo della poesia come le vene vivono del sangue.
Papà, radice e luce, portami ancora per mano nell’ottobre dorato del primo giorno di scuola. Le rondini partivano, strillavano: fra cinquant’anni ci ricorderai.
Il verbo è amare amare bene amare male amare come sia però amare. La chiave è amare e quando tutto duole amare con maggiore intensità e quando tutto diventa insopportabile amare il doppio.
Il miracolo del mondo è un incendio che arde
nelle fibre più intime. Cerco di dirtelo
ma le mie parole bruciano come l’erba.
Ciò che posso scriverti è ben poca cosa.
È sterminato, amore mio, il testo non scritto.
Puoi solo in minima parte. Per tutto il resto
non esiste scrittura.
Se l’idea di poesia che ogni poeta porta con sé fosse raffigurabile in uno specchio, noi vedremmo quello specchio assumere di volta in volta tutti i colori possibili, riflettere non un’immagine ma una battaglia d’immagini.
Anche oggi cercheremo una breccia.
Una parola che ci possa salvare
e che ci tenga in bilico
sul confine ideale tra realtà
e fantasia potrà, anche
se per poco, cangiare l'esistenza.