Non il pericolo continuo - diviene una triviale monotona abitudine, il macello perpetuo a cui siamo esposti; non tanto nemmeno il patimento fisico (fango e gelo, barbuto e baffuto e rasato in capo come un galeotto - «menzogna», e sofferenza d'ogni intorno, indicibilmente), ma l'interiore è terribile - e voi non potete farvene idea; «per questo» la guerra continua...
CLEMENTE REBORA
Lettera ad Antonio Banfi, 7 dicembre 1915