La commozione ci assale nell’aria limpida della notte, quando la nostalgia giunge a noi dalle profondità bluastre e alla finestra resta sospeso il fischio di una locomotiva che sferraglia lontana, mentre sul marciapiede di fronte un gatto smanioso d’amore striscia furtivo, scomparendo nell’apertura di una cantina dietro la quale è appostato il maschio. Grande e carico di stelle è il cielo sopra di noi, troppo alto per essere benigno, troppo bello per non contenere un dio. Le inezie vicine e l’eternità lontana hanno un nesso, e noi non sappiamo quale. Lo sapremmo forse se a noi giungesse l’amore, che è affine alle stelle e al passo furtivo del gatto, al fischio della nostalgia e alla grandezza del cielo.
Lo specchio cieco